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"Non ho paura" by Tess, spero vi piaccia...

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-tess-
view post Posted on 29/1/2006, 21:53




NON HO PAURA

- È morta! - disse il dottore con un volto pieno di dolore e ira, come se fosse stato arrabbiato con qualcuno di cui nemmeno lui conosceva l'esistenza.
Con quest'aria sconvolta guardava il corpo sul lettino. Il viso della deceduta esprimeva ancora dolcezza e sembrava sorridere, eppure la morte l'aveva presa pochi minuti prima. Quel disperato tentativo di rianimazione non era servito a niente per la piccola e dolce Tabata, che ora giaceva morta in quella stanza d'ospedale che da mesi era diventata la sua casa.
Dietro a questa ragazza sempre allegra si celava una rara malattia al cuore che in poco tempo l'aveva portata alla morte.
Il dottore uscì dalla stanza con le mani che gli coprivano il viso e si avviò lungo quel deserto corridoio d'ospedale, diretto dai genitori della ragazza, che da tempo aspettavano quella notizia.
Il viaggio tra i vivi di Tabata era giunto all'epilogo. Prima, però, di mettere la parola fine alla sua incredibile storia, aveva deciso di lasciare un segno del suo passaggio, una piccola lettera con la quale voleva esprimere il proprio dolore e la sua consapevolezza di morire.
Una lettera indirizzata “agli esseri viventi del pianeta Terra, a tutte le creature che nel loro piccolo hanno un’inspiegabile paura della morte, a tutte quelle persone che combattono contro la morte e che cercano di non permettere alla Moira di tagliare quel sottile filo che divide la vita dalla morte, di scrivere la parola fine alla loro esistenza”.
La lettera fu trovata da un'infermiera che stava ripulendo la stanza dopo la morte della ragazza. Era nascosta sotto il cuscino, infilata in una busta azzurra profumata di un odore che ricordava le fragole.
Questa era la lettera:
“A voi che vivete le vostre vite nella speranza di non morire mai. A voi che avete paura di tutto quello che non conoscete. A voi che nonostante ci proviate, non capite il vero significato di quella parola che sussurrata dolcemente non vuol dire niente, ma gridata con tutto il fiato possibile ai quattro venti diviene la chiave del mondo: vita.
Una parola breve ma che richiede anni per essere pronunciata per intero, e solo alla fine, solo pochi minuti prima della morte se ne capisce il significato.
Vedete, anche la morte nel suo tragico, ha un proprio senso. Senza di lei non avremmo una meta; nessun punto d'arrivo.
Dovete capire una cosa, però: morire non vuol dire perdere. Vuol dire arrivare al traguardo che fin dalla nascita ti si manifesta davanti, che una volta superato, è passato per sempre, e dal quale non si può più tornare indietro.
Morire: sul vocabolario scrivono “indica le cessazioni delle funzioni vitali negli organismi vegetali, animali e nell'uomo.”
"Le vostre cose tutte hanno lor morte", dice Dante, il “divino” poeta. Socrate invece scrisse: "La morte è l'una o l'altra cosa. O è l'annullamento e i morti non hanno coscienza di nulla; o, come ci vien detto, è veramente un cambiamento, una migrazione dell'anima da un luogo ad un altro."
Voi non saprete mai chi fra questi poeti e filosofi hanno ragione, io invece sto per scoprirlo.
Questa è però una cosa che voi dovete imparare ad accettare: ci sono domande alle quali non troverete mai risposta finché siete in vita.
La morte spaventa le persone perché in realtà nessuno sa niente di essa. Gli uomini primitivi e gli antichi non avevano paura della morte. La accettavano. Non avevano una cultura paragonabile alla nostra, ma la loro ignoranza non li spaventava. Erano curiosi di sapere, ma non temevano quello che non conoscevano.
L'uomo d'oggi non accetta il non sapere e lo maschera con la paura o ricorre a risposte divine. Quando si entra in una stanza buia, si teme perché non si sa cosa veramente ci sia all’interno. Quando si accende la luce però, la paura diminuisce perché tutti i “misteri” spariscono. L'uomo non sa cosa ci sia e cosa accada dopo la morte e questo lo terrorizza a tal punto che vede la morte come un nemico, il più pericoloso nemico di tutti i tempi. Un nemico che si combatte cercando di vivere il più a lungo possibile, cercando di posticipare sempre di più l'inevitabile fine, sempre che di fine si possa parlare: chi può infatti dire che non si tratti di un inizio?.
Sono nata sapendo che la mia fine era vicina. Appena sono stata in grado di capire, i dottori mi hanno detto che non sarei vissuta a lungo; eppure in tutto questo tempo non ho mai avuto paura. Sapevo che la morte sarebbe arrivata, forse un po' prima rispetto a tutti gli altri, ma l'accettavo, d'altra parte non potevo fare assolutamente niente per impedire che mi prendesse con sé.
Vi sembrerà strano, ma qui, seduta sul mio letto, la sento, la sento arrivare. Non ho più tempo per vivere, ma io sono del parere che una persona muoia solo quando viene dimenticata. Questa è la vera morte.
Io non la vedo, ma la sento. Lei è qui. E' sempre qui. La sento che mi passa accanto, mi schiva, mi supera, mi gira intorno, mi guarda da lontano, eppure finora non è mai stata qui per me.
Non ha odore, né colore, né forma, né dimensione. Lei è tutto, ma allo stesso tempo niente. E' un insieme di dolore, di tristezza, di sofferenza, di qualcosa che nessuno riesce a descrivere. E' crudele e ingiusta, ma è la sua natura; da lei non ci si può sottrarre né la si può evitare. Se c'è ed è lì per te, addio.
Sapete in quale altro errore si cade spesso? La vita non ha la stessa importanza della morte. La morte esiste, bisogna tenerne conto; arriva per tutti, è una tappa obbligata della nostra esistenza. Ma la vita... solo in pochi si fermano a riflettere sul significato della vita. Si pensa alla morte e alla sua negatività, e si finisce per dimenticarsi della vita e della sua bellezza.
Perché filosofi e scienziati insistono tanto su quello che c’è dopo la vita, e non si concentrano invece sulla vita stessa?
Sapete, molte persone considerano la morte come la fine, il traguardo che una volta trapassato cancella tutto quello che in vita hai coltivato e fatto crescere: l'amore, l'amicizia, il dolore, la pazzia; e prese da questa angoscia perdono la consapevolezza che in fondo la vita è bella.
A molti può sembrare che la morte non dia niente, che cancelli tutto come un panno cancella i segni di gesso da una lavagna alla fine di una lezione, che cancelli le cose giuste e quelle sbagliate, che cancelli ogni nostro ricordo, portando all’oblio la nostra mente. Tutti hanno paura di essa e così per vivere bene, cercano di dimenticarsi che la morte incombe.
Io, però, non ho fatto così. Io ho sempre cercato di vivere la vita a pieno, giorno per giorno, minuto per minuto senza preoccuparmi di quello che sarebbe accaduto il giorno dopo.
Sono cresciuta con la consapevolezza che presto sarei morta e nonostante la gravità della mia malattia che mi ha impedito di fare determinate cose, la vita mi ha regalato diciassette anni stupendi, straordinari e soprattutto felici. So che presto arriverà la mia ora, ho violato le regole ed ho vissuto per troppo tempo, ma non rimpiango niente e sono felice di lasciare questo mondo con il sorriso sulle labbra.
In questi anni ho letto molto, ho letto di quello che gli uomini pensano della morte e di quello che c'è al di là di essa e leggendo quelle frasi intriganti e misteriose mi veniva la pelle d'oca. Soprattutto però, mentre me ne stavo lì intenta a leggere, mi chiedevo con grande curiosità, perché l'uomo sprechi tutta la sua esistenza per dare risposte che alla fine non servono a molto; consuma il suo tempo meditando sulla morte e sul perché della sua esistenza, e non si accorge di aver già trovato la risposta: non c'è una risposta. Determinate domande non hanno risposta, come determinati avvenimenti non hanno un motivo.
Tutte le religioni hanno una loro “verità rivelata” che l'uomo per fede prende per vera, e che gli permette di vivere in pace e tranquillità con sé stesso senza porsi troppe domande e senza aver una tutto sommato molto giustificabile paura di tutte quelle cose alle quali non può dare una risposta.
Se la felicità si può definire come una condizione stabile di soddisfazione, non è difficile capire quanto sia arduo raggiungerla: come si può essere soddisfatti quando non si riesce a rispondere a tutte le domande che ogni giorno ci assillano - chi siamo, da dove veniamo e cosa accadrà dopo… -?
Posso capire chi ha paura della morte, anche io all'inizio la temevo. Ma ho imparato a conviverci. Non ho mai cercato di trovare dei motivi, per il semplice fatto che ci sono cose che l'uomo deve accettare e imparare a lasciare così come sono, senza cercare di dare assurde interpretazioni, che non hanno alcun senso solo per trovare una spiegazione.
In fondo, che cos’è una risposta? Non possono esserci certezze su molti argomenti, perciò forse è il caso di chiedersi se veramente valga la pena di una ricerca tanto affannosa di verità imperscrutabili. È nella natura dell’uomo non accontentarsi mai, così, anche se un giorno la scienza dovesse riuscire a trovare una soluzione ai “quesiti storici”, ne verrebbero immediatamente formulati altri e altri ancora.
Ho passato diciassette anni fantastici. Vedevo trascorrere i giorni e mi stupivo ogni volta che vedevo la luce di quello successivo. Ho vissuto troppo a lungo, i medici mi hanno detto che sono un miracolo vivente, ma ora il tutto sta per finire, sto per morire, lo sento nel cuore.
E, giunta alla fine del mio viaggio, mi domando perché io stia scrivendo questa lettera, ma ancora adesso non lo capisco. Forse una ragione c’è, ma ho paura a dirla. È difficile da accettare, ma non posso astenermi dal dire qual è il significato più profondo di questo mio ultimo messaggio: nella morte non c’è negatività, sia che si lasci qualcosa per qualcos’altro, che nel caso che dopo di essa non ci sia più nulla. Magari un riposo eterno, magari un'altra avventura spettacolare come la vita, magari... magari i sogni del nostro cuore che si avverano. Io non lo so, lo saprò tra poco. Vorrei urlare al mondo intero di vivere la vita a pieno accettando l'ignoranza su certe cose, la negatività di altre e la bellezza di altre ancora. Vorrei gridare basta ai perché, vorrei che tutto il mondo capisse che a pochi minuti dalla morte, non ho paura e vorrei che le persone imparassero a vivere e non a sopravvivere alla morte.
Tutte le cose hanno un inizio e una fine, dal più piccolo organismo alla maggiore delle entità. Tutto è iniziato e tutto finirà, perché così deve essere, perché, come dice Anassimandro, i contrari si alternano. E dopo aver lasciato un segno del mio passato, sono pronta a scrivere la parola fine alla mia vita e a tutto quello che di bello essa mi ha donato. Addio a voi che vivete ancora, ma non per sempre.
FINE”
Finiva così la vita e la lettera della giovane Tabata, che si spense velocemente come se qualcuno avesse soffiato sulla piccola fiamma che la teneva in vita. Aveva lanciato un messaggio all'universo intero ed era morta urlandolo con tutto il fiato che aveva in gola, con un sorriso che voleva dimostrare fino all’ultimo la sua “non paura” per la morte.
Tabata non c'è più, ma la lettera e il suo significato vivranno fino a quando la fine non incomberà anche su di loro.
Una cosa abbiamo capito da Tabata: adesso è giunta l’ora di vivere…

FINE



VI PIACE??????
 
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vadimmimanchitroppo
view post Posted on 29/1/2006, 22:13




devo ammettere.....che è lungo....ma vale la pena leggerlo!!!! è bellissimo!!!!! camy....scrivi "divinamente"!!!!! complimenti!!!!
 
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_OuTsIdEr_
view post Posted on 11/2/2006, 10:32




sigh sigh sigh
 
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!VeRoNiCa! ^_^'
view post Posted on 2/3/2006, 22:39




 
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*Pallina91*
view post Posted on 3/9/2007, 23:46




dv diire che è davvero molto fantastica ..ma dv essre sincera un pò ripetitiva ..ma cmq complimenti tess ...fa emozionare ...soprattutto la fine.......
 
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4 replies since 29/1/2006, 21:53   495 views
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